Siamo tutti unici ma, allo stesso tempo, intimamente connessi.

Guardando questa mimosa, quello che mi ha colpito è come i fiori sembrino essere dei piccoli mondi autosufficienti e invece siano collegati l’uno all’altro.

In questo sistema “linfatico”, ogni fiore viene nutrito e, a sua volta e a sua insaputa, nutre la pianta. In certi casi sono sufficienti pochissimi fiori, esposti alla luce, per alimentare un’intera pianta ed è per questo che ognuno di essi è importante e merita rispetto.

Credo avvenga qualcosa di molto simile anche per le persone.

Sul dizionario, alla voce “rispetto”, si legge:

“Sentimento e comportamento rivolti alla consapevolezza dei diritti e dei meriti altrui, dell’importanza e del valore morale o culturale di qualcosa.”

Partendo dal presupposto base di Thaatt, e cioè che ogni cosa viene creata da noi stessi per permetterci di fare esperienza, il mancare di rispetto verso qualcosa o qualcuno equivale a mancarci di rispetto non riconoscendo, di conseguenza, il nostro valore.

Con questo ribaltamento di prospettiva, risulta molto importante arginare certi atteggiamenti, puramente adolescenziali, di mancanza di rispetto.

Con “adolescenza (dal lat. Adolescentem p.presente di Adolesco: che sta crescendo) si intende quel tratto dell’età evolutiva caratterizzato dalla transizione dallo stato infantile a quello adulto dell’individuo; essa andrebbe dai 15 anni fino ai 21 esclusi (tratto da Wikipedia)”.

In realtà l’adolescenza, intesa come crescita evolutiva, può superare di molto l’età limite dei 21 anni e, in certi casi, il passaggio all’età adulta non avviene mai; ciononostante, quando si parla di adolescenza, vengono subito in mente immagini di ragazzi irrequieti, annoiati e demotivati per i quali frasi del tipo “Che vita di merda”, “Che cazzo stai dicendo”, “Ma vaffanculo va !” occupano il 90% della loro conversazione di base, soprattutto quando parlano con i propri genitori.

Ma questo avviene soprattutto perchè i ragazzi hanno paura. Paura di sbagliare, paura di rendersi ridicoli, paura di non essere all’altezza della situazione e, quindi, o si chiudono “a riccio” oppure cercano di attaccare tutto e tutti. Ma la lotta non è “fuori”, non c’è nessuno da combattere, non ci sono “nemici” … ci siamo solo noi stessi e, in questo genere di lotta, non può esserci un vincitore.

Credo che, ai giorni nostri, sia così difficile crescere in quanto è venuta meno l’importanza del rispetto, forse perchè, per molti anni, si è abusato di questa parola e molti “adulti” se ne sono fatti scudo per controllare i figli utilizzando la loro temporanea (eh già, temporanea, perchè i figli crescono e si rafforzano mentre gli adulti invecchiano e si indeboliscono … almeno quasi tutti) superiorità fisica e/o intellettuale per umiliare invece che guidare.

Imporre il rispetto è una disciplina molto delicata perchè è molto facile confondere il rispetto con la propria fragilità e, di fronte ad uno sfogo di rabbia dei propri figli, usare le “maniere forti” per poi nascondersi dietro la frase “Così impari a portare rispetto a tua madre e a tuo padre !”.

Ci sono però dei casi in cui, come genitori/educatori, non si dovrebbe transigere e quindi, fuori dai momenti di rabbia, non dovrebbero essere tollerati i comportamenti tipici che denotano una mancanza di rispetto quali, ad esempio, gli insulti (“Ma vaffanculo !”), le pretese (“Allora ? E’ pronta sta colazione o no ? Guarda che poi perdo il pullman cazzo !”), i contatti fisici (spinte e sberle “amichevoli” ai genitori).

Tutti questi comportamenti sono molto deleteri ma non per i genitori bensì per i ragazzi. Sopportando queste mancanze di rispetto, il ragazzo/a continua a farsi del male perchè tutti gli insulti e le pretese non li rivolge a nient’altri che a se stesso.

E’ molto importante, quindi, definire dei limiti perchè l’energia di un’adolescente è talmente grande e forte che, se lasciata libera di sfogarsi, è come un vento impetuoso che sradica alberi e alza un gran polverone oscurando e rendendo inabitabile un luogo che, invece, sarebbe un bellissimo posto in cui vivere.

E’ come se l’anima che si è incarnata, di fronte a tutti i limiti che le vengono imposti da una società terrena, cerchi in tutti i modi di ribellarsi dimenticandosi che ha scelto lei di fare esperienza in questo mondo.

Ho passato anni, molti anni, della mia vita a urlare al mondo la mia rabbia ! A volte il mio urlo era udibile, altre volte, in modo molto più pericoloso, quell’urlo lo soffocavo dentro di me. Quel vento impetuoso e incontrollato mi ha portato più volte sull’orlo di un precipizio, e non solo in senso metaforico, fino a quando non mi sono “arreso” ed ho smesso di lottare. A quel punto, quel vento si è trasformato da forza distruttrice a forza alleata ed ora mi aiuta invece di confondermi.

Adesso che il polverone si sta dileguando, riesco a vedere più chiaramente molte cose e mi sono reso come il portare rispetto verso qualunque altro essere umano e, in generale, verso ogni cosa, sia molto importante.

Questo non vuol dire condividere tutte le idee o le azioni altrui ma significa rispettare le scelte degli altri senza, con questo, rinnegare le proprie.

In questi ultimi anni ho frequentato vari corsi di vela ed un augurio molto in voga che ci si scambiava, prima di salpare, trovo sia perfetto per concludere questo articolo …

… Buon Vento !

Rob.

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